Sono trascorsi 2.400 anni da quando Platone fece dialogare Socrate e Glaucone sulla città ideale. Riporto qui un passaggio del Libro Secondo de La Repubblica. È Socrate che parla, tratteggiando - tra i molti aspetti - la dieta della sua popolazione ideale.

Si nutriranno ricavando farina dall’orzo e dal frumento, cuocendo e impastando, e serviranno ottime focacce e pani su un canna o su foglie pulite […] Vivranno insieme piacevolmente e non metteranno al mondo più figli di quanto consentano le loro sostanze, per timore della povertà e della guerra. […] Mi sono dimenticato che avranno anche il companatico, cioè sale, olive, formaggio, e cuoceranno bulbi e verdure, come si suole fare in campagna. Imbandiremo loro anche pasticci di fichi, ceci e fave, e arrostiranno al fuoco, sotto la cenere, bacche di mirto e ghiande, bevendo moderatamente; così passeranno la vita in pace e in buona salute, com’è naturale, moriranno vecchi

Glaucone è perplesso. Nella città ideale di Socrate è tutto molto semplice. Perfino il cibo. La dieta è vegetariana.

Socrate, se fondassi una città di porci, li pasceresti con un cibo diverso da questo? […] Chi non vuole stare scomodo deve [mangiare] condimenti e dolci come gli uomini d’oggi.

Che senso ha privarsi degli agi, di molte comodità e cibi? Glaucone lo domanda a Socrate: la sua città non sembra per uomini moderni. Socrate non insiste ulteriormente sulla sua visione ma dimostra invece di aver ben valutato l’impatto di una città moderna, una città che piaccia a Glaucone.

[…] consideriamo anche una città affetta da infiammazione: nulla lo vieta. A quanto pare, alcuni non si accontenteranno di queste prescrizioni e di questo tenore di vita, ma aggiungeranno lettini, tavole e le altre suppellettili, e poi condimenti, profumi, incensi, etere, manicaretti e ogni sorta di simili raffinatezze. […] Perciò si deve […] ingrandire la città, poiché quella sana non basta più […] Inoltre avremo bisogno anche di porcari: nella città di prima non ne avevamo, perché non erano necessari, ma in questa occorrono anche loro. Ci vorranno anche molti altri animali da pascolo, se c’è chi ne mangia. […] E con questo tenore di vita non ci serviranno molto più di prima anche i medici?» «Sì , molto di più». «E il territorio, che bastava a nutrire gli abitanti di allora, diventerà piccolo, da sufficiente che era. […] Dobbiamo pertanto ritagliarci una fetta del paese confinante, se vogliamo avere terra sufficiente da pascolare e arare, e quelli devono fare altrettanto […]

Volendo rimanere concentrati sulla dieta carnivora era già chiaro 2.400 anni fa a Socrate che avrebbe comportato maggior consumo di terre da pascolo e un maggior numero di medici.

Anche Seneca, nelle Lettere a Lucilio, è dello stesso avviso. Anzi è pure più concreto non dialogando di città ideali ipotetiche.

Un toro si sazia pascolando di pochissimi iugeri.; una sola selva basta a più elefanti: l’uomo per nutrirsi ha bisogno della terra e del mare. Ma come? La natura ci ha dato un corpo cosi piccolo e un ventre cosi insaziabile da superare l’ingordigia degli animali più grossi e voraci? […] Pertanto, quelli che, come dice Sallustio, sono “schiavi del ventre” li annoveriamo fra gli animali, non fra gli uomini, anzi certuni nemmeno fra gli animali, ma fra i morti…. Sulla soglia puoi incidere il loro nome nel marmo: hanno anticipato la loro morte.

Di nuovo si intuisce che il consumo delle terre è un tema cruciale della dieta carnivora. Ma ancora più chiaro e forte è il messaggio sulla salute: si vive di meno.

Come altre volte nella storia è capitato ci ritroviamo dopo secoli - in questo caso millenni - a riscoprire qualcosa che sapevamo già (che illusione il progresso!).

  • Le battaglie ambientaliste recenti hanno impiegato decenni prima di essere tenute seriamente in conto, sebbene la spada di Damocle del riscaldamento climatico, e ancora oggi hanno grandi oppositori e poche azioni compiute
  • Una stima del 2010 dà al 20% circa la quota di non carnivori nel mondo (soprattutto trainati dall’India; ma anche molte persone non dichiaratamente vegetariane ma con diete povere di carne probabilmente non tracciate); tuttavia in Occidente è ancora vista con diffidenza una dieta vegetariana o peggio vegana.
  • Gli studi sulla correlazione tra consumo di proteine animali e malattie (in primis cancro e cardiopatie) sono stati a lungo ostacolati e tuttora la grande quantità di notizie contraddittorie sugli alimenti ha un impatto confusionario sulle scelte delle persone. Generalmente “si ha” la salute che hanno le persone del posto in cui si vive (2-3% è invece l’impatto dei propri geni!) poiché è strettamente legata alla alimentazione e dunque alle abitudini e cultura di un dato luogo, non essendoci un chiaro metodo da adottare